Bitcoin Voices nasce per dare spazio alle personalità e alle aziende più influenti in ambito Bitcoin e Blockchain in Italia. Oggi incontriamo e intervistiamo Federico Rivi, giornalista professionista e appassionato divulgatore Bitcoin. Federico è inoltre l’autore della newsletter Bitcoin Train.

  1. Ciao Federico! Come sei arrivato a Bitcoin e come è diventato il centro della tua vita?

    “Ciao Bitcoin People! Tutto partì quando un amico mi accennò a questo – concetto decentralizzato – consigliandomi di leggere ‘The Bitcoin Standard‘. Dopo aver approfondito per circa un mese, il mio cervello si è spaccato in due e ho avuto una sorta di epifania.

    La mia vita è poi cambiata quando, nel 2021, dopo tanti mesi di riflessione ho deciso di fare il grande passo: dividere i binari lavoro e Bitcoin. La mia missione è diventata quella di diffondere la conoscenza di questa tecnologia. È una scommessa, certo, ma credo che se uno riesca a mantenere la propria credibilità parlando solo di Bitcoin, nel lungo periodo ne potrà trarre solamente vantaggio.”

  2. Cosa pensi del Lightning Network?

    “Penso che Lightning Network sia molto interessante. Innanzitutto perché risolve il problema di scalabilità della blockchain grazie alla creazione di una rete di canali di pagamento sopra il network di Bitcoin. Poi è fantastico per l’adozione: credo che sia il miglior modo per ‘orangepillare‘ i nuovi arrivati: la prima cosa che faccio sempre è mostrare loro quanto sia semplice inviare denaro con Lightning.

    Questo secondo layer permette a Bitcoin di assolvere alla funzione di metodo di pagamento laddove ci sia la necessità di fare pagamenti istantanei e praticamente gratuiti. In questo modo rende obsolete tutte le shitcoin, soprattutto quelle che puntano sulla narrativa del numero di transazioni al secondo.

    In poche parole Lightning è più facile da digerire per via del tempo di attesa e delle fee: basta scaricare un’app e sei pronto per creare invoice. Partendo dalle transazioni on-chain invece, ho generalmente notato più resistenza.”

  3. Cosa manca per la mass adoption? Come possiamo accelerare questo processo?

    “Attenzione! Secondo me non dobbiamo cercare ‘la mass adoption’ a tutti i costi.

    Se forziamo l’adozione di Bitcoin avverrà un fenomeno simile a quanto avvenuto in El Salvador: le persone sono state attratte solamente dal bonus di Stato e ancora oggi la maggioranza non è consapevole dei vantaggi e delle implicazioni di questo strumento: è quindi preferibile che l’adozione sia più lenta, così che le persone siano più consapevoli e con una maggiore educazione generale.

    L’unico modo per poter provare ad accelerare l’adoption è, infatti, l’educazione: Bitcoin non può essere veramente compreso se non si ha una conoscenza base di come funzioni il sistema finanziario tradizionale oggi, di che cosa sia il Gold Standard, il fractional reserve banking o i motivi alla base della crisi finanziaria del 2008.

    Si può contribuire a questa rivoluzione cercando di diffonderne la conoscenza e spiegando come Bitcoin possa risolvere molti problemi soprattutto nei paesi del terzo mondo, dove potrebbe rapidamente nascere un’infrastruttura finanziaria affidabile basata proprio su questa tecnologia.

    Grazie a Bitcoin si possono creare sistemi alternativi al circuito SEPA promuovendo tecnologie open-source e disponibili a tutti: è realmente possibile portare Bitcoin alla gente.”

  4. LNP/BP (Lightning Network Protocol / Bitcoin Protocol) è ancora solo marketing o siamo al setting definitivo?

    “Non è solo marketing – la combinazione del protocollo Bitcoin (BP) con il protocollo Lightning Network (LNP), detto appunto LNP/BP è già standard. Ad oggi ci aspettiamo ancora un paio di soft fork a livello di layer base ma lo sviluppo si sta concentrando sempre di più su Lightning — come avvenuto con l’Internet Protocol.

    È preferibile che gli sviluppi avvengano su LNP perché le fondamenta devono rimanere solide: solo così si può garantire la sicurezza dell’intero network. Vista la massima importanza della sicurezza sul layer base, l’innovazione deve necessariamente spostarsi sui layer superiori: questo è l’unico modo per ottenere un sistema di scambio globale, sicuro e scalabile.

    Lightning Network rappresenta uno di questi layer su cui stanno nascendo moltissimi servizi. Vero, è ancora in fase sperimentale poiché è stato lanciato ufficialmente nel 2018, ma esistono già numerose applicazioni e casi d’uso interessanti.”

  5. Bitcoin: strumento di pagamento o riserva di valore?

    “Nel mondo occidentale Bitcoin viene utilizzato maggiormente come riserva di valore perché la moneta di riferimento è abbastanza ‘stabile’, infatti riusciamo a commerciare senza troppi problemi e limiti usando Euro o Dollari.

    Se invece andiamo in altre parti del mondo, Bitcoin diventa l’unico strumento possibile per spostare denaro. Ancora ad oggi, gran parte della popolazione mondiale è esclusa dal sistema finanziario tradizionale. Per queste persone Bitcoin è l’unica forma di denaro utilizzabile per poter usufruire di beni e servizi.

    In Nigeria ad esempio, Bitcoin viene usato per difendersi dallo Stato che utilizza il sistema finanziario tradizionale per reprimere le proteste della popolazione.

    Per rispondere alla tua domanda, secondo me ad oggi è assolutamente arrogante e riduttivo pensare di poter sapere che cosa sia Bitcoin. Spesso discutere la questione – riserva di valore o strumento di pagamento – è solo uno spreco di tempo ed energie.”

  6. Bitcoin e giornalismo: come mai c’è così tanta disinformazione?

    “Quando studiavo giornalismo spesso rimanevo sorpreso da quanta poca informazione competente ci fosse. Questo fenomeno non riguarda solo il tema Bitcoin.

    Ogni volta che leggi un articolo di giornale su un argomento di cui sei competente, ti rendi subito conto di quanta superficialità ci sia. Questa superficialità può prendere le sembianze di banale disinformazione, oppure di un giornalista con il nome importante che impone una narrativa senza avere competenza o esperienza diretta. Non c’è onestà intellettuale e c’è molta arroganza derivante dalla propria autorevolezza.

    Un altro grosso problema sono le agenda setting dei giornali: questi, da un lato annoverano tra i propri clienti (banche e istituti finanziari) e dall’altro lato sono soggetti a una linea editoriale imposta dagli azionisti. Perciò parlare male dei propri clienti potrebbe eliminare gli introiti pubblicitari o far perdere il posto di lavoro nel caso si esprimano opinioni divergenti dall’editore. Dato che gli abbonamenti non bastano a rendere profittevole il settore, si è venuto a creare un disallineamento degli incentivi per il giornalista che non essendo indipendente (né intellettualmente né economicamente) non esce mai dal seminato.

    Ci ritroviamo quindi in una situazione nella quale, il giornalista, da ‘voce controllore del potere’ si è trasformato nella ‘voce del potere’, senza indipendenza né coraggio.

    Credo che il giornalismo gatekeeper, cioè quello che mantiene la linea per clienti e azionisti, sparirà a meno che non cambi modello di business: la concorrenza online produce contenuti di alto livello che attraggono l’interesse di persone abituate a farsi una propria opinione online.”